La viticoltura trentina vanta antiche e nobili tradizioni. L’origine si colloca in età preromana come documentato dalla “situla etrusca” rinvenuta circa un secolo fa a Cembra, centro della valle omonima; fu peraltro solo più tardi, all’epoca di Augusto, così attesta Plinio, che i vini del Trentino, allora chiamati “retici”, divennero celebri.
Nel Medioevo il Trentino, per la sua posizione geografica, idealmente collocata come ponte tra la Penisola italica e le popolazioni a nord del Brennero, ebbe i migliori cultori della vite nei monaci e i più efficaci promoter dei vini nei mercanti.
Tutta un’abbondante letteratura documenta fin da quell’epoca – e dopo il 1100, come riportato dagli statuti delle città di Trento, Rovereto e Riva – la rigorosa disciplina alla quale erano sottoposti la viticoltura locale e il commercio vitivinicolo.
Nel ‘600, Michelangelo Mariani, autore dell’opera letteraria “Historia del Concilio di Trento”, dedica un intero capitolo ai vini del Trentino, le cui caratteristiche fondamentali, egli scrive, sono: “quella di farli senza studio, tali quali nascono e senza adulterarli, e ….”andando fuori del Trentino di acquistare nuova forma e bontà”.
Successivamente la tradizione vinicola, lungi dall’affievolirsi, si radicalizzò profondamente, intrecciandosi intimamente con le stesse vicende storiche che accompagnano fino ai nostri giorni il processo di sviluppo del “Trentino viticolo”.