In un mondo sempre più attento alle questioni di sostenibilità e impatto ambientale, l’agricoltura biologica rappresenta una delle frontiere più promettenti e sfidanti. Per comprendere meglio le dinamiche, le opportunità e le difficoltà che caratterizzano questo settore, abbiamo avuto il piacere di intervistare uno dei massimi esperti in materia. Mariano Serratore, Direttore Tecnico di ICEA, ci guida attraverso un percorso di scoperta, approfondendo temi cruciali come la certificazione biologica, il rispetto degli standard di sostenibilità e le prospettive future del settore. Un’intervista ricca di spunti, che non solo informa ma invita a una riflessione più ampia sull’importanza di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e dell’uomo.
In questo frangente, quali sono le sfide più significative che incontrano le aziende agricole nell’implementazione di un percorso di certificazione biologica?
La conversione delle aziende agricole alla produzione biologica implica la loro adesione al Sistema di Controllo dell’agricoltura biologica, disciplinato dal Reg. UE 2018/848 e dalla normativa italiana di riferimento, con l’introduzione al riguardo del D.lgs n. 148/2023. Le sfide di maggiore rilevanza sono correlate alla conversione tecnica dei processi produttivi che, per le aziende che si approcciano per la prima volta alla certificazione biologica, si traducono nell’adozione di tecniche produttive che escludono la chimica di sintesi. Ciò comporta, inevitabilmente un calo delle rese produttive. La compensazione della perdita di produttività unitaria, attraverso la valorizzazione sul mercato del prodotto biologico, e l’applicazione di prezzi congrui, superiori rispetto alle produzioni convenzionali, rappresenta indubbiamente la sfida più importante per questa tipologia di aziende.
ICEA è l’unico consorzio e istituto di certificazione senza fini di lucro presente in Italia. Che significato ha questa peculiarità e quali approcci determina nel vostro lavoro?
Essere un’organizzazione no profit è una delle principali caratteristiche identitarie del nostro Consorzio. Significa portare avanti una visione di agricoltura biologica, etica, coerente, sostenibile, rispettosa dell’uomo e della natura.
La nostra è una comunità attenta al rispetto dei valori umani ed alla costruzione progressiva di un lavoro di squadra, continuo ed incrementale. Siamo una realtà fondata sulla centralità delle persone e sull’attaccamento etico di queste alla propria organizzazione ed alla collettività. Questo patrimonio di valori costituisce l’identità, che trasferiamo nel nostro lavoro.
Come vi assicurate che le aziende certificate rispettino gli standard di riferimento nel medio-lungo periodo?
Il sistema di controllo dell’agricoltura biologica presuppone l’applicazione di uno specifico Piano dei Controlli annuale, strutturato sulla base dell’analisi del rischio effettuata per ciascun operatore controllato. L’analisi del rischio, che prende in esame specifici parametri definiti, determina l’applicazione di una “classe di rischio” per ciascuna azienda. Il Piano dei Controlli viene impostato in considerazione delle classi di rischio attribuite agli operatori. Le attività di controllo e certificazione svolte da ICEA, seguono lo sviluppo del Piano dei Controlli, che può prevedere da uno a più audit annuali, per ciascun operatore, inclusi audit non annunciati, campionamenti oltre che verifiche straordinarie.
Per le aziende agricole quali possono essere i vantaggi della certificazione biologica e nello sviluppo di un percorso più ampio di sostenibilità?
L’agricoltura biologica nasce dall’esigenza concreta di poter coltivare prodotti sani senza l’uso di presidi chimici di sintesi, in modo rispettoso dell’ambiente e contenendo il dispendio di risorse naturali. Queste premesse fanno si che l’agricoltura biologica sia, ad oggi, la forma più evoluta di modello produttivo sostenibile. Essendo un sistema produttivo regolamentato da una specifica norma comunitaria (Reg. UE 2018/848), con un proprio logo, l’azienda che si approccia alla certificazione biologica, beneficia di un sistema di certificazione che le permette di accrescere il valore identitario delle proprie produzioni, oltre che sviluppare prerequisiti di sostenibilità che le consentiranno di incrementare potenziali percorsi sostenibili integrati, aperti a nuovi settori e progettualità.
In che modo la certificazione biologica influisce sulle politiche di investimento da parte di investitori privati ed istituzionali?
Lo sviluppo sostenibile è al centro dell’agenda europea che, con il Green Deal, ha deciso di promuovere la transizione ecologica (o transizione verde) dell’intero territorio europeo, in linea con gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite afferenti all’Agenda 2030. La transizione verso la sostenibilità̀, ambientale, sociale ed economica, punta a proteggere gli ecosistemi, valorizzando i modelli più̀ ecologici, tra i quali l’agricoltura biologica occupa, senza dubbio, un ruolo di primaria importanza. La Commissione europea si prefigge di arrivare a coltivare con metodo biologico, entro il 2030, almeno il 25% dei terreni agricoli, come indicato nella strategia “Farm to Fork” per contribuire alla creazione di un sistema agroalimentare sostenibile e nella strategia Biodiversità̀, dedicata a garantire la preservazione della qualità e della funzionalità dell’ecosistema. In questo contesto, sono chiari i benefici che apporta l’agricoltura biologica: preservazione della biodiversità (+30% rispetto all’agricoltura convenzionale); un modello alternativo di transizione verso un’agricoltura più sostenibile; nuove opportunità per gli agricoltori, soprattutto per sostenerne un reddito dignitoso.
Quali sono le principali priorità che le politiche governative dovrebbe affrontare per bilanciare le esigenze degli imprenditori agricoli con una doverosa transizione verso pratiche più sostenibili?
La strategia Farm to Fork definisce, attraverso il Piano d’azione per lo sviluppo della produzione biologica, importanti strumenti verso la transizione sostenibile. In particolare, sono previste azioni per stimolare il consumo di prodotti biologici, come l’incentivazione dell’uso di tali prodotti nella ristorazione pubblica (mense scolastiche, ospedali, comunità̀, uffici pubblici, etc), ma anche strumenti più tradizionali, come finanziamenti dedicati a stimolare lo sviluppo del settore biologico sia dal punto di vista della produzione che della trasformazione e incentivazione delle filiere corte. Inoltre, l’agricoltura biologica viene strutturata come esempio per il resto del settore agricolo e modello per guidare la transizione verso un’agricoltura sostenibile.
Quali sono le strategie più efficaci che le aziende possono adottare per comunicare in modo autentico il loro impegno per il biologico e la sostenibilità? Perché alcune aziende, pur adottando pratiche biologiche, non comunicano il loro impegno?
La maggior parte delle aziende biologiche, vivono la produzione biologica come una filosofia di vita, una scelta netta in contrapposizione all’agricoltura industriale. Questa dimensione, pura e olistica, che di per sé è una caratteristica identitaria, limita le aziende più piccole ad una strategia di comunicazione meno strutturata. Per contro, una strategia comunicativa efficace, deve essere mirata al consumatore in modo comprensibile e volta a spiegare in maniera precisa cosa ci sia dietro, come funzioni la filiera e che quindi giustifichi la scelta del biologico e il suo costo. Nel contesto attuale, della strategia Farm to Fork, in cui l’Italia è uno dei maggiori produttori di biologico, una strategia efficace deve puntare sulla produzione biologica non come segmento di mercato, ma come un concetto, un prerequisito per lo sviluppo sostenibile.
Quali sono le prospettive future per lo sviluppo delle certificazioni biologiche in Italia e a livello internazionale?
Il futuro dell’agricoltura biologica è quello di continuare il suo percorso di innovazione ed andare oltre, integrando le sue caratteristiche con quelle di un altro modello di agricoltura sostenibile: quella rigenerativa. L’agricoltura rigenerativa rappresenta la naturale evoluzione ed innovazione di quella biologica. Lo sviluppo sinergico dei valori condivisi delle due forme di agricoltura, si proietta verso il futuro dei modelli produttivi, perché essere rigenerativi significa essere biologici e allo stesso tempo, essere biologici significa essere rigenerativi. I due sistemi sono interconnessi e insieme sono più forti e significativi. La combinazione dei due sistemi si concretizza nell’agricoltura organica e rigenerativa, che costituisce il sistema agricolo e produttivo, ad oggi, più avanzato. Un esempio concreto di questa combinazione è offerto dalla Rigenerative Organic Alliance (ROA), organizzazione no profit americana, che ha messo a punto uno standard per la certificazione dei prodotti biologici e rigenerativi sia in campo alimentare che non food (prodotti tessili e cosmetici).